NUOVI INSEGNAMENTI EMERGONO PERCORRENDO LE VIE SALOMONICHE
Le Vie di Proverbi 30:
“tre cose sono più misteriose di me, quattro cose non ho capito:
la via dell’aquila nel cielo
la via del serpente sulla roccia
la via del vascello nel cuore del mare
la via del prode (Ghever) sulla giovane donna (Alma),
si, la via della donna adultera …”
Le Vie descritte dal nostro maestro, il Re Salomone, sono altrettanti modi di compiere il Viaggio sulla Merkavà. La Merkavà è un complesso veicolo, solo in parte fisico, fatto da una meravigliosa collezione di componenti, una più stupefacente dell'altra. E' un veicolo volante, poiché i viaggi più piacevoli e soddisfacenti sono quelli che ci elevano nelle dimensioni superiori della consapevolezza. In quella sua parte che è anche struttura bio-umana, la Merkavà è fragile e delicata, e risente facilmente degli errori fatti da colui o colei che sta pilotando. Rischia di sfracellarsi, è successo e succede, con conseguenze diverse per chi è a bordo. Ci sono dei sistemi di sicurezza, un po' come sugli aerei moderni, che segnalano in tempo eventuali anomalie. E poi c'è l'opzione di emergenza per saltar fuori con il paracadute, o per ejettare il sedile. In caso di incidente al quale si sopravviva, non si può fare finta di niente, rimettere insieme qualche pezzo di un altro cocchio e cercare di ripartire come se nulla fosse. Chi lo stava guidando dovrà capire cosa sia successo, e come evitarlo in futuro. Ecco un riassunto del tipo di malfunzionamento che può succedere per ognuna delle Vie, cosa avviene in caso di errori di conduzione. Per ogni Via è un qualcosa di diverso.
L'aquila nel Cielo. Ripetiamo con frequenza che è la via dello studioso, immerso nei libri di esoterismo, specie Cabalà ed Alchimia. L'aquila scende in picchiata a prendere quello che dall'alto ha individuato adatto a sé. Però l'aquila può mancare il bersaglio, o afferrare qualcosa di sbagliato. L’Aquila è molto orgogliosa, non vuole riconoscere l'errore. Dice che lo rifarebbe. Ma allora dov’è tutto quello studio fatto? Finché non lo ammette, viene mandata indietro ad occupazioni noiose e ripetitive, a letture e studi meno interessanti, romanzi o programmi televisivi, conversazioni di poco conto, passatempi. Peggio ancora, gli va via la forza o giù la vista. Ciò continua finché l’Aquila non piega il suo orgoglio. Liberatasi dalle zavorre, torna così a volare attraverso nuovi universi di conoscenza, e capisce che, anche quando era scesa giù nel nero, senza saperlo stava in realtà continuando il suo cammino nel Cielo. Ed ora arriva la novità: l'Aquila è nel suo profondo una Fenice, ed è a ciò che lei aspira a ritornare. Ma dove trova la sua materia prima, la cenere? Non la trova nei suoi libri, non nelle loro complicate formule, e di certo se le capita di perdere quota. La cenere le arriva nel segreto del come Fine e Principio siano sempre inter-allaciati. Dice il Sefer Yetzirà:
"nautz sofan betchalatan vetchalatan be sofan, che shalhevet qeshurà be gachelet"
"la sua fine è innestata nel suo principio e il suo principio nella sua fine, come una fiamma è attaccata al carboncino"
La materia prima dalla quale nasce la fenice viene dalle ceneri rimaste dal bruciare di qualcuno che, percorrendo la Quarta Via, quella del Fuoco, ha incontrato qualche problema. Ne parleremo più avanti.
La materia prima dalla quale nasce la fenice viene dalle ceneri rimaste dal bruciare di qualcuno che, percorrendo la Quarta Via, quella del Fuoco, ha incontrato qualche problema. Ne parleremo più avanti.
Il serpente sulla roccia è quando si cerca di fare della magia, anche se non è detto che sappiamo come farla, nè se riuscirà. Più importante di ciò, c’è il fatto che la Via del Serpente è il come ci procacciamo da vivere, con tutte le curve, le salite e le discese che conosciamo bene. Ogni via prevede dei protocolli da seguire in caso di errore di percorso. Nel caso del serpente, il compiere errori porta ad una strana realtà, nella quale è come se "producessimo polvere". E'il destino previsto per il serpente dopo la faccenda dell'albero della conoscenza. E’ come se dalle mani e dalla testa uscisse della polvere. Ci si deve poi rotolare un po' in essa, prima di imparare la lezione, e così riprendersi e ripartire. Anche qui l'insegnamento principale è assumere maggiore umiltà. "Polvere" in ebraico è "afar" (Ain Pe Resh) עפר
Il Vascello nel Cuore del Mare è quando si viaggia sulle altalene sentimentali. Ciò avviene non solo nei rapporti di coppia, ma spesso tra genitori e figli, e poi tra amici, e infine tra colleghi. Sicuramente è una via stressante, e nessuno o quasi la sceglie spontaneamente. Ci si ritrova in essa quando si è costretti a navigare da una situazione all'altra della vita. Come si pagano gli errori lungo questa Via? Con sintomi di insicurezza, di confusione. La testa gira, dove sarà il nord e dove il sud? Ma quello è nulla di fronte alla domanda: "Ma dove sto andando?" Se poi arrivano delle tempeste, la soluzione a tali situazioni di emergenza sta nell'immergersi, costi quel che costi, e fare la "via del Sommergibile", una situazione limite, insegnataci dal profeta Giona. Chi riesce a pregare, e a vedere sott'acqua segni e portenti, ha fatto il mikvè ed è pronto per ritornare in superfice.
La via del prode nella donna misteriosa. La quarta è la Via del fuoco. Quando il ghever, il prode, sbaglia a capire la sua Alma, la sua anima nascosta e misteriosa, ne viene bruciato. Uno degli esempi biblici dell'intrepido ghever lo troviamo nel brano di Levitico cap. 10, che narra come i due figli di Aronne, il primogenito Nadav e il secondogenito Avihù, entrano nel Santo dei Santi con l'incenso. Un fuoco sublime uscì dal mezzo dei due Cherubini posti sull'Arca dell'Alleanza, penetrò le loro narici, e bruciò tutto il loro interno, lasciando intatti i loro corpi fisici. Questi sono i rischi della Quarta Via, poiché passa vicina al fuoco di Chashmal che emana dalla bocca degli Esseri Viventi, le Chayot. La Quarta Via vola molto in alto. L'intensità del fuoco è proporzionale all'errore commesso. Si brucia di vergogna per lo sbaglio, o di passione per i desideri non realizzati, o per gelosia. Infatti, quando il Ghever è in errore lungo questa via, la sua Alma si sposta su di un altro ghever. In altri passi della sapienza salomonica ciò è chiamato Ashishiot "fuochi multipli". Tutto si brucia senza nemmeno capire da dove sia arrivato il fuoco. Non è che il disastro sia irreparabile, anzi. Rimangono delle ceneri, che sono quelle da portare all'Aquila, e dalle quali nascerà la Fenice. Certo, non è un qualcosa che avvenga da solo. Anche qui solo la sapienza alchemica e cabalistica potrà guidare verso un miracolo così grande come la resurrezione. "Cenere" in ebraico si dice "Efer", Alef Pe Resh. Rispetto ad Afar, "polvere" la Ain diventa una Alef. E' considerato un balzo di qualità. La cenere è l'essenza più interiore della polvere. Tra l'altro, da Efer viene anche la parola Afor, "grigio", il colore della cenere.
La via della donna infedele. Per compierla è importante che la donna sospettata di adulterio riesca tuttavia a dare vitalità agli altri. Come si fa a sapere che non ha peccato e non dice menzogne? Solo quando con l'aprire la bocca lei genera bontà e luce. Nella Quinta Via la donna genera energia e vita con la sua voce, sia che stia parlando, o scrivendo, o cantando, o ridendo o piangendo, o mandando messaggi telepatici. Solo se diventa capace di aumentare e favorire la forza vitale mostra che l'accusa di essere una traditrice era infondata. Come detto, la prova per lei è dimostrare come, attraverso le sue scelte, ci siano stati risultati positivi per le persone coinvolte. Altrimenti questa donna rimane una mentitrice, che si diverte da Ishà Zarà, da "donna straniera", e poi dice con arroganza di non aver fatto nulla di male.
Nonostante i suoi aspetti controversi ed ambigui, quello della donna infedele è un viaggio di cocchio a tutti gli effetti, con esperienze intense e mirabili, spesso da capogiro. Di default esso parte ed atterra dentro la quarta buccia: Noga, la Bellezza Affascinante. Ci sono altri possibili itinerari per il Cocchio, molto più nobili e sicuri, ma la Quinta Via è tutta in Qlipat Noga. Noga ha due vicini, nei cui territori le capita di entrare durante le curve, le svolte, le salite e le discese del Viaggio. Uno dei due vicini è l’insieme delle tre buccie (qlipot) inferiori, cose che qui non descriviamo, per non dar loro forza. L’altro vicino di Noga, posto subito sopra la sua testa, è il Chashmal, l'Elettro, il cui nome è traducibile: Silenzio-Separazione-Parola . E' stato visto da Ezechiele alla quinta stazione della sua Merkavà. Quella del Chashmal è un'energia superiore al fuoco stesso, è plasma solare. E’ per questo motivo che anche lungo la quinta Via, ad un certo punto interviene un fuoco fortissimo, che brucia e purifica con le sue fiamme eventuali errori di strada e il cuore di chi la stava compiendo. Così facendo, il fuoco del Chashmal riporta il tutto al livello di Adam Qadmon, senza che l’anima debba più rientrare nel ciclo attraverso la porta-Fenice, e dover poi rifare gli altri stadi. Attenzione, in queste due sole ultime righe abbiamo accennato ad un segreto molto profondo. Come tutto ciò possa avvenire è uno dei segreti più gelosamente custoditi dalla Cabalà. Nel linguaggio del Chasidismo, ciò si chiama Hithapkha, capovolgimento התהפכא