RIFLESSIONI SULLA
LUCE INFINITA
C’è una principessa, bella di fuori e saggia di dentro, ma sta soffrendo tantissimo. È da tempo immemorabile prigioniera nel castello di uno di quegli uomini che il Linguaggio degli Antichi chiama bli’al. Ecco che la principessa ha iniziato ad agitarsi e a protestare, stanca di aspettare il principe azzurro che venga a liberarla. Brava ed astuta, la principessa, non senza dolore e pena, riesce a togliersi i lacci da mani e piedi, e poi ad aprire la stanza dov’è segregata. Purtruppo non è ancora la libertà. Uscire dal castello si rivela difficile. Ci vorrebbe al minimo una guida, o almeno una mappa. Nell’agitazione e nell’amarezza della lunga prigionia, nella confusione di una attesa infruttuosa, la nostra principessa non ha curato abbastanza i dettagli dell’evasione. Ed ecco che ora rischia di entrare in stanze ancora più buie del luogo dov’era prima. Almeno prima era in una stanza superiore, e sebbene le finestre fossero strette, poteva ogni tanto guardare verso il bosco ai margini del prato al cui centro sorgeva il castello. Vedeva gli alberi e si ricordava della bellezza della vita. Ora invece è uscita dalla stanza ma è confusa. Sta girando preoccupata nel labirinto nel quale si è trovata pochi passi dopo l’uscita dalla stanza.
(Il labirinto in noi sono le numerose circonvoluzioni del cervello, e anche quelle dell’intestino. Uscire dal labirinto significa imparare a pensare in modo immaginativo, creativo e innovativo. Significa anche scegliere di che cosa nutrirci, sia la testa che il ventre).
La principessa teme che, perfino trovando l’uscita dal labirinto per andare oltre, rischierà di entrare in sale vuote, soffitte polverose, cantine e sotterranei bui, pieni solo delle ragnatele di lamenti passati. In realtà lei credeva di avere la mappa, anzi, più di una. Possiede fogli e schizzi, che le venivano lasciati nella stanza dalle guardie che regolarmente la visitavano e le portavano cibo. Lei parlava con loro, lamentandosi e chiedendo di venire liberata. A volte erano solo pianti. Altre volte lei si rivolgeva a loro con preghiere struggenti, parole capaci di risvegliare compassione e simpatia. Ed ecco che ogni tanto, qualcuna di queste guardie, intenerita, le lasciava un foglio dicendo:
“se proprio vuoi sapere dove ti trovi, ecco, questo è la mappa del castello e dei suoi dintorni”
Ma ora lei scopre che le mappe sono inesatte e non sono consistenti l’una con l’altra. Mostrano percorsi e tragitti diversi, sebbene in alto su tutte ci sia scritto di essere la “Mappa che Porta dall’Esilio al Palazzo del Re”. Ora le sorge un dubbio terribile:
“e se le guardie, che credevo si fossero intenerite per le mie suppliche, fossero state invece spie del bli’al? Forse per cautelarsi dal rischio che io potessi un giorno fuggire, le ha mandate da me con false informazioni. Che sia un lucchetto in più, un’astuzia per rendermi ancora più difficile scappare?”
(Queste mappe dubbie, che suscitano un timore scuro nell’anima, sono gli insegnamenti dei falsi maestri e dei falsi profeti, di ogni tempo e luogo. Come riconoscere i falsi maestri e i falsi profeti? Essi parlano, predicano, e pregano rivolti verso: “le-El lo yoshia, verso un D-o che non salva”)
A questo punto della storia, se proviamo simpatia per la principessa, ci chiediamo: “Come aiutarla?” Di certo ci siamo riconosciuti in lei. È vero: una parte importante della nostra anima è lì, insieme a questo personaggio per ora senza nome. Possiamo darle aiuto in vari modi. Immaginiamo il più potente di tutti. Possiamo presentarci a lei, materializzandoci a suo fianco, nel labirinto, o prima ancora, quand’è chiusa nella sua stanza. Le diciamo di essere il suo principe azzurro, e le dichiariamo di trovarci lì per amarla e salvarla.
Ci rimarrebbero alcune questioni pratiche:
- come materializzarci al suo fianco
- come rendere credibile la nostra dichiarazione di nobiltà, cioè con quali credenziali sostenere l’affermazione di essere dei principi
- come percorrere con lei il tragitto di uscita dal castello
- come attraversare il giardino che circonda il castello, ed infine raggiungere la libertà delle verdi e luminose colline lontane
Affrontiamo le difficoltà una per una. Materializzarci accanto a lei è la cosa più facile, perché in realtà ognuno di noi è già li, al suo fianco, già da tempo. Le prove e le pene della principessa sono le nostre. Se siamo onesti scopriremo di essere anche noi prigionieri nei recessi di qualche forma del leviatano decaduto. Quasi sempre i nostri carcerieri sono ansie, preoccupazioni, difetti nel nostro carattere, ristrettezze mentali. Sono i frutti dei rancori, dei momenti di passioni decadute, di aspetti vendicativi inconsapevoli. Sono mondanità inutili, gli sprechi di tempo e denaro che ci eravamo abituati a fare.
Come dimostrarle che siamo il tanto atteso Principe azzurro? Beh, ciò è già più difficile. Dovremmo avere dei documenti che lo testimoniano, o un anello con il sigillo del Re. Oppure dovremmo essere fulgidi come la luce delle pietre preziose, di modo che lei si fidi subito della nostra capacità di consiglio. Se sapessimo parlarle, cantando con struggenti melodie e parole di squisite poesie…
Si, è dubbio che saremmo capaci di così tanto.
Allora possiamo presentarci a lei non come principi ma come semplici ancelle, o come umili paggi, pronti a tenerle compagnia e a darle sostegno, pur se incapaci di guidarla da soli lungo la via d’uscita. Qualcosa possiamo fare: portarle i documenti che abbiamo trovato e studiato con tanto amore in tutti questi anni: il libro della Genesi, quello dell’Esodo, Osea, Ezechiele. Possiamo portarle il Cantico dei Cantici e leggerle qualche verso, scelto a piacere. Possiamo recitare, con le lacrime agli occhi, le promesse di Isaia, o l’intelligenza fortunata della regina Ester. Nei momenti di sconforto, leggeremmo insieme alla Principessa qualche Salmo di Davide. Messi allo stretto, se perfino quei testi non fossero con noi, potremmo recitare ad alta voce, a memoria:
Alef Beit Ghimel Dalet Hey Vav …….
Ecco che negli occhi della principessa inizia a spuntare il sorriso. La sua sapienza si risveglia, capisce dove sono le inesattezze e gli errori delle carte e delle mappe portategli dalle guardie. Flussi colorati le scorrono nella testa e nel cuore, ed inizia a comprendere. Le sante Lettere e i santi Versi! Ecco la mappa per uscire verso la libertà! Ora la principessa è pronta, si muove ed avanza sicura e veloce. E noi siamo con lei, al suo fianco o poco dietro le sue spalle, e la seguiamo da vicino. Siamo in cammino, nessuno è più solo, ci sentiamo guidati e capaci di farlo.
Seconda parte
Siamo in cammino con la Principessa. Stiamo passando attraverso le stanze e i luoghi bui del castello. Il nostro muoversi è un’opera di gruppo. Nessuno guida gli altri, ma è come se ci si ispirasse a vicenda. Ci sentiamo un po’ come dei bravi musicisti che stanno iniziando una sessione di spontanea improvvisazione.
La Principessa ha il viso radioso. Dove prima c’erano paura e sospetto, ora ci sono coraggio e vitalità. I luoghi intorno a noi non sono così terribili. Ci sono anche stanze tranquille, con finestre dalle quali già si scorge ciò che c’è all’esterno, che promette di essere ancora meglio di quanto non si fosse immaginato. Ad essere sinceri, è la Principessa che si è posta davanti al gruppo, anche se siamo sempre noi a suggerirle consigli, leggendole dal Libro dei Segreti per aiutarla a liberare la Memoria.
Si, è vero che, passando tra i dedali di quel luogo, ci sono degli incontri spiacevoli. Più che facce e persone, sono come dei suoni metallici, voci e messaggi. Non sono parole né belle né edificanti. Quasi sempre sembrano tese a mettere paura di qualche cosa, che in realtà nessuno vuole veramente che succeda. Parlano di nemici lontani e vicini, ma nessuno dice che la potenza dei nemici è nutrita dai nostri dubbi sulle verità della vita.
Ecco che, tra i foglietti e i messaggi che passiamo alla Principessa ve ne è uno che contiene il nome del nemico: AMaLeQ, quattro lettere che nel Linguaggio degli Antichi si sommano in Dubbio. Nel suo nome c’è anche come riesca ad incuterci tutto quel terrore. È sempre lui che prima ci lega, e poi mette delle guardie per non farci scappare. La Principessa l’aveva visto in faccia molto tempo prima. Se lo ricorda, e quando ce ne parla dice che mostrava aspetti diversi, ma era sempre lo stesso tipo di bli’al (l’incapace di evolversi). Nel mondo umano incarna l’entropia. L’entropia è l’aumento del disordine, meno comunicazione tra le parti di un insieme. Tuttavia nel suo nome-numero, 240, c’è anche l’antidoto e il rimedio ai danni che causa. La medicina è “respirare” il Nome col quale gli Antichi chiamavano D-o, il Soffio-Spirito della duplice Unità.
Intanto nel nostro gruppo abbiamo iniziato a cantare e a suonare, flauti, strumenti a corde e tamburelli. Forse è grazie a questi canti e suoni che tutto sta già cambiando. I messaggi che ci scambiamo diventano speciali ed affascinati. Mentre procediamo, la Principessa ci fa vedere come tutt’intorno sia già diverso. Il castello di Bli’al è solamente un piccolo angolo di un Palazzo che scopriamo essere molto più grande. Ci sono stanze di tesori preziosi: oro, argento, perle, monili e corone. Per non parlare di interi scaffali con boccette di oli, essenze ed unguenti, e libri antichi e preziosi, che perfino da chiusi trasmettono sapienza. Il verde che vedevamo dalle finestre, e che ci faceva sognare la libertà, quei boschi e quelle valli, sono soltanto angoli dei vasti giardini che circondano i saloni del Palazzo del Re. Sì, siamo nel Palazzo del Re, qui ci ha portato la Principessa, e qui l’abbiamo aiutata ad arrivare. Sentiamo una canzone lontana, nel Linguaggio degli Antichi:
Non avere paura di andare verso l'orizzonte della dolcezza
nonostante tutte le ombre in agguato per strada.
Vai con chiara consapevolezza che non hanno nulla a che fare con te
E che solo dal dolore della tua paura assorbono
tutte le loro forze contro di te.
Promettimi
che se ti si avvicinassero i malvagi
per mangiare la tua carne
Non ti fermerai nemmeno per un momento.
E senza che tu debba guardati indietro
Sappi
Loro sono già inciampati e caduti.
E se ti si radunasse contro un accampamento
Il tuo cuore non tema
E se perfino venisse una guerra contro di te
Questa sia la tua fede:
Tutto il mondo intero
è il Palazzo del Re.
Tutti sanno che nel Palazzo
Si fa solo e soltanto il Volere del Re.
Fuggi verso di Lui
Ti nasconderà nella Sua Sukkà
Ti nasconderà nel segreto della Sua Tenda
Avrai la visione della piacevolezza del Suo Volto
E visiterai il Suo Palazzo
Quest'ultima poesia e canzone si chiama Armonò shel ha Melekh ed è di Bini Landau. A cantare così sono i Bnei Neviim di oggi, i nuovi Figli dei Profeti