makeda – la regina di saba
Makeda incontra Shlomo ha melekh
MAKEDA E SHLOMO
Chiunque osservi la realtà senza i veli coi quali sovente ci copriamo gli occhi, ammetterà l’esistenza di due grandi divisioni nell’essere umano, due barriere. La prima separa la testa dal cuore, l’intelletto dai sentimenti. La seconda tiene lontani il cuore dai cosiddetti “chakra bassi”, cioè dagli istinti che condividiamo con gli animali (sessualità, territorio, sopravvivenza e dominio). E’ come se fossimo divisi in tre parti, che fanno una grande fatica a comunicare tra di loro, a scambiarsi le informazioni necessarie ad organizzare le nostre vite come un felice insieme unificato, composto da tutte le nostre molteplici facoltà e bisogni.
Esso è l'opposto dell'evolversi, è il regredire della consapevolezza a stadi meno differenziati. L’atto sessuale è il più intimo, sia a livello fisico che a quello interiore, che gli esseri umani possano condividere. In quei momenti si aprono le porte del proprio inconscio e del proprio superconscio. Farlo con leggerezza e casualità indica una grossa confusione riguardo a ciò che è la propria individualità più vera e profonda. Queste affermazioni non hanno bisogno di prove, se non quelle dell’esperienza di ciascuno di noi.
In realtà, il concetto di Messia è universale nei suoi intenti, ma in questo articolo ci focalizziamo su due sole delle sue componenti, Makeda e Shlomo, per l’appunto. Il “Messia” potrebbe, in termini moderni, venire simboleggiato da un “numero matrice”, una fila di simboli alfanumerici disposti su righe e colonne, impiegati in alcuni campi della scienza moderna, in particolare la fisica atomica. Si immagini, se possibile, che le file e le colonne si estendano in un insieme a cinque dimensioni, per esempio. Ecco il “Messia”! Makeda e Shlomo sono una sola parte di tutto ciò, come spiegato prima per sommi capi.
Suggeriamo un boccone di cibo per riflessione futura, un insegnamento di Rabbi Avraham Abulafia:
SHEVIRAT HA-KELIM = BRIT HA-SIKHLIM
“la rottura dei recipienti si rettifica con il patto tra gli intelletti”
In altri termini: La Rottura dei Recipienti viene rettificata grazie al Patto tra gli Intelletti
Come si può osservare queste due espressioni sono composte dalle stessi identiche lettere, poste in un ordine leggermente diverso.
In una serie di incontri organizzati dalla nostra scuola ci avvicineremo alla coppia che ha scritto il Cantico dei Cantici. La mitica regina del Sud venne dal centro dell’Africa ad incontrare il re Salomone a Gerusalemme, per scambiare con lui sapienza ed amore. Chi era veramente questa donna, cosa dicono le Scritture di lei? Cosa è stato registrato dei loro dialoghi e di quello che vissero insieme? Le risposte sono in alcuni versi del Cantico, e nei ricchi midrashim su di lei. Esse ci portano a spaziare nelle dimensioni cabalistiche dell’opera regale che Makeda e Salomone cercavano insieme: l’addolcimento delle Forze del Giudizio, dei Dinim qashim. E’ il compito supremo verso il quale tutti gli insegnamenti della Cabalà ci guidano: il rivelarsi della bontà di Botzina de Qardenuta la “scintilla dura” che scolpisce la Luminosità superna (nelle parole dello Zohar).
L’argomento ha dei risvolti sorprendenti, che si estendono allo studio sui Sette Fluidi. Sui Fluidi si veda questo articolo precedente: http://cabala.eu/PAGE42.asp
Per comprendere cosa avviene realmente tra Shlomo e Makeda è indispensabile inoltre confrontarsi con vari importanti brani dello Zohar. In particolare col brano nella parashà di Balaq che descrive cosa la regina di Saba venne a chiedere al re Salomone. Vedremo che è la medicina per quella divisione in tre.