IL NOME DI DIO – TETRAGRAMMATON
IL NOME SANTO
«E Dio parlò a Moshè dicendogli: “Io sono Ha-Shem. E Mi sono mostrato ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe con (il nome di) EL SHADAI, e il Mio Nome Y-H-V-H non l’ho fatto loro conoscere”».
“sod Ha-Shem le ireav”,
“il segreto del Nome appartiene a coloro che Lo temono”.
“shiviti Ha-Shem le-neghdì tamid”,
“ho posto dempre (il Nome di) Dio davanti a me”.
YOD
HEY
VAV
HEY |
dove la Yud è la testa, la prima Hey è il torace insieme alle due braccia, la Vav è il tronco, mentre la Hey finale è il bacino con le due gambe. Tale immagine ha anche un forte potere meditativo, se visualizzato all’interno della persona. ciò corrispondEperfettamente al disegno grafico dell’Albero della Vita, che è l’espansione dello stesso Nome.
Il Nome di Dio non compare soltanto nella struttura di tutto il corpo umano, ma lo si può ritrovare anche in quella della sola testa, che è un po’ il microcosmo di tutto il corpo. La Yud corrisponde agli occhi, le orecchie alla Hey, il naso alla Vav e la bocca all Hey finale.
In termini grammatici, il significato del nome Y-H-V-H viene fatto risalire alla radice del verbo “essere”. Usato come sostantivo, “essere” si dice in ebraico “havayà”, che è anche una delle permutazioni del Nome. In realtà, ad un’analisi più approfondita, si vede come il Nome Y-H-V-H contenga tutti i tre tempi del verbo essere:
Dunque Dio è l’Esistenza continua,
“Ani rishon ve-Ani acharon,u-mi biladi ein Elohim”.
“Io sono il primo e Io sono l’ultimo, e senza di Me non cè nessun Dio”.
Il Nome di Dio è la più santa e importante parola di tutta la Torà. Si chiama anche Shem Ha-Meforash, il Nome distintivo. La sua esatta pronuncia non è più nota. Pur conoscendo le lettere del Nome, non si sa quali siano le vocali ad esse associate. Anche durante il periodo del Tempio era proibito pronunciarlo se non durante il servizio. Dice la mishnà di Sota (7, 6):
“Nel Santuario il Nome era pronunciato così com’è scritto, ma fuori dai suoi confini si adoperava un Nome che lo sostituisse”.
Il Nome è presente tre volte nella benedizione sacerdotale, che veniva pronunciata quotidianamente nel Tempio. Veniva pure pronunciato dal Sommo Sacerdote nello Yom Kippur, quando egli faceva la triplice confessione dei peccati, per sè, per i sacerdoti e per la comunità. Ecco la formula che egli usava pregando per la comunità:
«Allora egli diceva: Oh Y-H-V-H, il Tuo popolo, la casa d’Israele, ha commesso iniquità, ha trasgredito e peccato dinanzi a Te. Ti supplico per il Tuo Nome Y-H-V-H, fa Tu espiazione per le iniquità, per le trasgressioni e per i peccati per cui il Tuo popolo, la Casa d’Israele, ha commesso iniquità, ha trasgredito e ha peccato dinanzi a Te, come è scritto nella Torà del Tuo servo Moshè (Lev. 16,30): ” Perchè in questo giorno sarà fatta espiazione per voi, per purificarvi di tutti i vostri peccati; sarete purificati dinanzi a Y-H-V-H”. E quando i sacerdoti e il popolo che stavano nell’atrio udivano il Nome glorioso e venerato pronunciato liberamente dalla bocca del Sommo Sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si prostravano e cadevano sulla loro faccia esclamando: “Benedetto il Suo Nome glorioso e sovrano in ogni luogo e in ogni tempo”» (Yoma 6,2).
Nell’ultimo periodo dell’esistenza del Tempio, a causa della progressiva decadenza spirituale, il Nome veniva pronunciato in modo più riservato, quasi con riluttanza. Abbiamo una testimonianza di rabbi Tarfon, che era di famiglia sacerdotale:
“Ancora giovanetto, prima di aver raggiunto l’età richiesta per officiare, una volta salii dietro i fratelli di mia madre sui gradini e tesi l’orecchio verso il Cohen ha-gadol (Grande Sacerdote), e sentii come egli facesse in modo che il Nome rimanesse coperto dal canto dei suoi fratelli e dei sacerdoti”. (Kiddushin 71 a)
La conferma del come la perdita di livello spirituale che avveniva da una generazione all’altra si riflettesse nella possibilità di pronunciare o meno il Nome si ha in un altro brano del Talmud:
“Da prima il Sommo Sacerdote aveva l’abitudine di pronunciare il Nome ad alta voce, ma quando aumentò il numero degli uomini dissoluti, egli lo pronunciò in un tono più basso.” (Yoma 40)
Il processo continuò finchè il pronunciarlo divenne del tutto proibito. Un brano di Sanhedrin (10,1) dice che chi pronuncia il Nome così com’è scritto non avrà una parte nel mondo a venire. Infine, in un periodo ancora posteriore, la Pesikta (148 a) dichiara: “Chiunque pronuncia esplicitamente il Nome è passibile di pena capitale”. Non si tema, nessuna sa quale sia questa pronuncia esplicita, fino ai giorni del Messia. Da tutto quanto riportato prima si può avere un’idea dell’importanza e della potenza contenute in questo Nome. Le sue lettere, il loro suono complessivo, sono dei canali e dei veicoli della stessa Essenza superna, che si rivela loro tramite. Lungi dunque dal pensare che chiamare D-o con un nome piuttosto che con un’altro sia la stessa cosa, il Nome ineffabile è il più importante tra tutti i Nomi coi quali Egli abbia mai scelto di rivelarSi in ogni tempo e luogo.